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Raffaella Lamberti o della poetica femminista della mediazione dei conflitti

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z1Le motivazioni per le quali desideriamo nominare Raffaella Lamberti Socia onoraria della Società Italiana delle Letterate sono tante e tali che è difficile elencarle tutte, perché è donna da sempre impegnata su moltissimi versanti del vivere: dal Landis, il Laboratorio Nazionale di Didattica della Storia, di cui è stata Direttrice e Presidente a partire dalla sua esperienza di insegnante consapevole dell’importanza del lavoro della didattica e dell’apprendimento; all’aver fondato e costituito insieme alle altre negli anni Ottanta il Centro di Documentazione, Ricerca e Iniziative delle Donne “Orlando” di Bologna, insieme all’Archivio e al Server Donne, tra le più importanti e autorevoli realtà italiane di valorizzazione dei saperi delle donne; all’aver progettato e voluto la Scuola di Politica Hannah Arendt e quella di mondialità WOMEN della Rete di Donne del Mediterraneo, dell’Est e del Sud dell’Europa.

Molte perciò le qualità dell’impegno di Raffaella Lamberti, e note a tutte, ma z2ciò su cui vorrei soffermarmi è quella che definirei la sua poetica dell’ et et che vuole sostituirsi come pratica discorsiva e politica all’orizzonte epistemologico patriarcale fondato sull’aut aut dell’amico/nemico, del simbolico buono/cattivo, dell’estetica del bello contrapposto al brutto, della contrapposizione ferale e mortifera che porta alle guerre e allo spegnersi della vita. L’et et, invece, mette gli uni accanto agli altri, morantianamente parlando, nemici e amici, buoni e cattivi, belli e brutti, invitandoli a guardarsi e quindi a pensarsi in altro modo. Quello di Raffaella Lamberti è un pensiero di nascita innervato sul rispetto delle singolarità e delle pluralità: ne ha scritto volgendosi a Hannah Arendt e a Carla Lonzi come sue antecedenti e ricordo la lettura per me illuminante del suo bel saggio nel volume di un convegno che ha fatto storia, quello di Glasgow nel 1991, Questioni di teoria femminista, a cura di Paola Bono, che ritorna citato autorevolmente da Carla Locatelli nel volume all’origine della Società Italiana delle Letterate, S/Oggetti immaginari, a cura di Liana Borghi e Rita Svandrlik, del 1996.

Di questo pensiero di nascita Raffaella Lamberti ne ha fatto soprattutto poetica propria e pratica politica per tutte di ri-generazione del mondo, di custodia delle pluralità senza che si ordinassero in unità: dell’essere le donne, con tutte la molteplicità che ciò comporta, piuttosto che la donna; dell’essere insieme piuttosto che dell’essere contro o dell’essere per; del posse, il poter essere di ogni donna e ogni uomo, piuttosto che il potere come dominio e manipolazione di alcuni su altri, donne e uomini tutti; del concreto corporeo e storico di ogni singola esistenza invece che l’astratto universalistico patriarcale.

Il suo lavoro di mediazione dei conflitti nel corso di questi numerosi decenni ha tenuto in vita situazioni che altrimenti avrebbero potuto con facilità spegnersi sul nascere e la Società delle Letterate è una di queste, gliene siamo ancora grate.

E riteniamo che il suo agire come facilitatrice dei conflitti a livello nazionale e internazionale è uno dei modi di essere rivoluzionarie in Italia e nel mondo: anche pensando a lei abbiamo dedicato il convegno SIL del 2015 a Firenze alle scritture della complessità di conflitti e rivoluzioni.

Per questo e molti altri motivi, insieme alla sua risata calda e avvolgente, il suo volto aperto e sorridente, l’abbiamo cara e la nominiamo Socia onoraria della Società Italiana delle Letterate in occasione del compimento dei venti anni di età della SIL.

Laura Fortini (2015-2016)


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